La sorte di Laika, la cagnetta morta nello spazio giovedì 7 novembre 2013
La morte di Laika, la cagnetta mandata in orbita dai russi, è ancora avvolta nel mistero, essendo ancora irrisolti molti dubbi su di essa. Il lancio del satellite artificiale Sputnik 2, la capsula di viaggio del povero animale, fu effettuato il 3 novembre del 1957. Non era previsto un ritorno dalla missione, poiché il satellite non possedeva uno scudo termico, ed in ogni caso si sarebbe comunque incendiato al rientro nell’atmosfera; ma Laika morì molto prima, in circostanze che ancora oggi non state chiarite a sufficienza.
All’epoca l’URSS cercò di mantenere un certo riserbo sulla questione, limitandosi a dichiarare che Laika era morta dopo circa quattro giorni; per quanto riguarda le cause del decesso i russi erano meno chiari, sostenendo che fosse stato provocato ora
dalla mancanza di ossigeno (dovuta all’esaurimento delle batterie), ora dall’eutanasia. È stato confermato, infatti, che gli scienziati avevano preparato un pasto avvelenato per evitare che Laika soffrisse più del dovuto, che morisse agonizzando terribilmente o che, addirittura, finisse bruciata viva. Non è confermato, però, se tale procedura sia stata effettivamente eseguita.
Il 3 novembre 1999, ossia in corrispondenza della data del quarantaduesimo anniversario dell’operazione, Anatoly Zak in un articolo intitolato “
The True Story of Laika The Space Dog” scrisse che, poiché l’impianto di termoregolazione era difettoso, all’interno della capsula si verificarono
imponenti sbalzi termici: la cagnetta dunque avrebbe cominciato ad agitarsi penosamente ed il battito del suo cuore sarebbe notevolmente aumentato; così i russi avrebbero fatto ricorso all’eutanasia.
Nell’ottobre del 2002 Dimitri Malascenkov, uno dei partecipanti al lancio dello Sputnik 2, in occasione di un convegno spaziale a Houston (Texas, USA), fornì sconcertanti rivelazioni. Secondo la sua dichiarazione Laika
sarebbe morta circa cinque ore dopo l’entrata in orbita, causa lo stress termico, ma senza il ricorso all’eutanasia, come molti avevano sostenuto. La cagnetta sarebbe quindi morta agonizzando, da sola. Trascorsi sei mesi, percorse 2.570 orbite, il 14 aprile 1958 il cadavere di Laika ed il suo sepolcro metallico, rientrando in orbita, si incenerirono per l’attrito con l’atmosfera. Sembrerebbe che i punti più oscuri sulla morte di Laika siano stati chiariti, ma non è così: i dubbi sulla sorte dell’animale non si sono ancora del tutto dissolti e probabilmente non lo saranno mai.
All’epoca le polemiche sull’operazione furono accesissime ed ancora adesso non si sono del tutto spente. Alcuni, come gli scienziati sovietici, ritennero che fosse un grande passo avanti nel progresso scientifico e nella
conquista dello spazio da parte della razza umana; molti, soprattutto gli occidentali, mostrarono il loro timore per ciò che il lancio dei primi due Sputnik dimostravano, ovvero che la Russia era talmente avanzata dal punto di vista militare che in capo a pochi anni sarebbe stata in grado di collocare in orbita le testate nucleari, minacciando l’intera popolazione mondiale; altri ancora, infine, insistettero in materia di bioetica, sostenendo la crudeltà e la disumanità degli esperimenti effettuati su cavie, sia animali che umane.
Ritengo opportuno concludere l’articolo citando la recente dichiarazione di Oleg Gazenko, uno degli scienziati coinvolti nell’esperimento su Laika: «
Più tempo passa e più mi rammarico per la nostra scelta. Non era proprio necessaria. Da quella missione non abbiamo imparato tanto da giustificare la tragica fine di quel cane». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Emanuele Vuono - vedi tutti gli articoli di
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